San Vito Lo Capo: i Caraibi della Sicilia
Tanti sono i posti sicuramente da visitare se si viene in vacanza in Sicilia, e tra questi c’è sicuramente San Vito lo Capo, (detta, dai suoi abitanti, ‘’Santu Vitu’’) è considerata una delle mete estive più gettonate.
La costa occidentale, che comprende diverse zone del trapanese come la Riserva Naturale dello Zingaro e il Golfo di Castellammare a est e il golfo di Macari a ovest, è stata da molti paragonata ai Caraibi, per le acque cristalline e la sabbia dorata che caratterizzano questo territorio, e per questo soprannominata ‘’Caraibi siciliani’’.
Luglio e agosto sono i periodi in cui questa zona è maggiormente invasa da turisti, ma nonostante tutto resta una meta molto tranquilla che vi può regalare il relax di cui avete bisogno.
Cosa vedere?
Tanti sono i posti da visitare se si viene in queste zone e altrettante sono le opere di architettura da non perdere.
La Fortezza – Santuario
Spicca, maestosa in una delle vie più frequentate del paese, questa fortezza è dedicata al culto di San Vito che da secoli attira migliaia di pellegrini ogni anno.
È un edificio dall’architettura singolare che per secoli ha svolto un ruolo militare, civile e religioso.
La fortezza ha una sua storia, affascinante e fonte di attrazione turistica.
Si racconta infatti che qui abbia vissuto San Vito prima di subire il martirio e, subito dopo la sua morte, pellegrini da tutto il mondo venissero a pregare il santo nella piccola cappella a lui dedicata. La torre, con merli ghibellini e senza aperture sulle pareti, tranne le feritoie, ricorda la storia militare di questo luogo; il rosone, le nicchie, il campanile, invece, quella religiosa; lo scalone interno, i balconi e le terrazze con giardini quella civile.
All’interno colpisce subito la cappella centrale di San Vito Martire con al centro una statua di San Vito giovinetto e intorno i santi.
Da qui si accede ad un ipogeo dove un tempo c’erano il “Pozzo di San Vito” con un’acqua considerata miracolosa.
Nell’ipogeo c’è un reliquario in argento che ospita un pezzo del cranio del santo.
Non bisogna dimenticare di far visita anche al piccolo ma meraviglioso museo: ci sono argenti, doni per le grazie ricevute dal santo, una statua lignea dell’Immacolata e molti altri oggetti.
Cappella di Santa Crescenzia
Alle porte del paese è impossibile non notare la piccola cappella eretta nel XIII secolo in onore della nutrice di San Vito, Crescenzia.
La sua sagoma si staglia sul cielo blu e sulla baia di Macari.
Si narra che, proprio in questo luogo, Crescenzia sia morta per lo spavento, dopo essersi girata per dare l’ultimo sguardo al suo villaggio, Conturrana, che stava crollando sotto una valanga.
La contrada, infatti, prende il nome di Valanga.
La Riserva dello Zingaro
A pochi chilometri da San Vito si trova questa splendida riserva.
Il simbolo della riserva è la palma nana, che trasforma il paesaggio in un’oasi paradisiaca.
Si tratta di ben sette chilometri di costa ricca di piccole baie, scogli appuntiti e grotte preistoriche.
Per raggiungerla si possono usare diversi percorsi:
• il percorso più alto, quasi di montagna, molto ripido, adatto a persone allenate e preparate;
• il percorso collinare, più accessibile;
• il percorso costiero più lineare e mediamente faticoso.
La riserva ha dei percorsi prestabiliti che è consigliabile seguire senza avventurarsi poiché il cammino è accidentato.
Lungo il cammino ci sono anche 5 piccoli musei:
• museo delle Attività Marinare;
• museo della Civiltà contadina;
• museo della Manna;
• museo Naturalistico;
• museo dell’Intreccio.
Sono piccolissimi ma raccontano, ognuno, la straordinaria storia della civiltà marinara e contadina della Sicilia.
Il faro
Osservando il panorama di San Vito dalla spiaggia urbana, si può notare la sagoma del rinomato faro cittadino, che è uno dei più antichi e utili del Mediterraneo.
Dal 1859 le sue luci segnalano ai naviganti la secca rocciosa che si trova proprio davanti San Vito.
Il faro è formato da un caseggiato, mentre il faro vero e proprio è una torre di 40 metri che si erge maestosa sulla costa e da cui parte un raggio di luce che copre 20 miglia marine.
Si arriva al faro con una passeggiata di 10 minuti dal centro, in una zona che di solito non è molto frequentata dai turisti.
L’atmosfera è magica soprattutto al tramonto o di sera, quando il faro viene acceso.
Tutto intorno c’è una zona scogliera con un’acqua cristallina senza molta folla.
Da qui, poi, si può godere di un panorama straordinario su tutto il golfo di San Vito Lo Capo.
La spiaggia
Tra le meraviglie che caratterizzano San Vito c’è sicuramente la sua spiaggia urbana: da un lato Monte Monaco, dall’altra il faro di San Vito e sembra proprio di stare ai Caraibi.
Sono 3 km di sabbia finissima che si fondono con un mare cristallino, la sabbia è chiarissima, l’acqua mai fredda e quasi sempre calma.
Superati i metri in cui “si tocca”, questa spiaggia diventa un paradiso per chi ama immersioni e fondali marini.
Alle spalle della spiaggia si trova il lungomare di San Vito con bar, ristoranti e negozi e subito dopo il paese con le sue caratteristiche case bianche.
Altra perla che si trova qualche chilometro prima di arrivare a San Vito Lo Capo è il tratto di costa che si stende intorno ai borghi di Macari e Castelluzzo.
Qui sembra di essere in un paradiso: poche case avvolte anche da una vegetazione mediterranea e tutto intorno il blu del mare che si unisce ad un cielo infinito.
La prima spiaggetta che si incontra è la Calazza, in parte sabbiosa ma con i ciottoli in acqua.
Questo tratto di costa arriva fino alla Baia di Santa Margherita.
In tutto sono sette le cale che caratterizzano questo tratto della costa.
Più avanti c’è la grande spiaggia di Macari: qui si apre la splendida Cala del Bue Marino, Subito dopo c’è l’Isulidda (piccola isola), che prende il nome dall’isoletta che si trova di fronte.
Di fronte c’è la Torre dell’Isulidda, posta a guardia di questo tratto di costa.
La Tonnara del Secco
Dal 1965 questa tonnara è chiusa, ma la sua architettura resta ancora in piedi.
Prende il nome dai bassi fondali che sono di fronte agli edifici.
La storia di questa tonnara inizia nella preistoria: nelle grotte lì intorno furono ritrovati resti della pesca del tonno.
Con le invasioni romane furono poi i romani a usare le vasche per lavorare il pesce e creare il garum, il condimento preferito della tavola romana.
Autorizzata nel 1412 da Ferdinando d’Aragona, la tonnara apparterrà al Monastero di Santa Rosalia di Palermo fino al 1872.
Gli edifici, che si vedono oggi, furono costruiti a partire dal 1872 da Vito Foderà, già proprietario della Tonnara Magazzinazzi di Castellamare.
Dopo la morte di Foderà la Tonnara fu acquistata dai fratelli Plaja nel 1929 che la gestirono fino al 1965, anno della chiusura.
La tonnara è famosa anche per essere stata usata come set per alcuni episodi di Montalbano.
Oggi la tonnara conserva ancora barche in disuso e reti per la pesca, conservate nei vari magazzini.
Scopello
A pochi chilometri da San Vito Lo Capo, dall’altro lato della Riserva dello Zingaro c’è Scopello, frazione di Castellammare del Golfo.
Anche questa è meta molto gettonata dai turisti. Sul borgo vigila la Torre Bennistra, la più maestosa delle torri di avvistamento di questo tratto di costa.
Scopello è famoso soprattutto per la sua Tonnara con i faraglioni, una delle meglio conservate della Sicilia.
Costruita intorno al 1200, è appartenuta alla famiglia Florio, fino alla definitiva chiusura nel 1981.
Meraviglia del luogo sono i due faraglioni che, i più avventurosi, possono raggiungere a nuoto con pochissime bracciate: i fondali sono di un blu intenso con una ricca flora e fauna marina.
Le festività
Tra le diverse feste che caratterizzano la città di San Vito c’è sicuramente il Cous cous fest.
Il cous cous è un piatto arabo-berbero che fa parte della tradizione regionale e a San Vito Lo Capo lo hanno reso protagonista dedicandogli una festa a settembre: è un evento gastronomico ma soprattutto d’integrazione culturale.
Piatti tipici
Il cous cous si mangia tutto l’anno in tutti i ristoranti: è fatto con semola, bagnata nel brodo di pesce e condita con pesci, molluschi, crostacei, verdure, zafferano e altro.
Altro piatto tipico di questa zona sono le busiate, una pasta artigianale locale che si condisce con pomodoro, pesce spada o con il pesto alla trapanese.
Tra i dolci che abbondano ci sono le ‘’cassatelle’’ di Castellammare.
Da non perdere
Se si viene nel trapanese non si possono non visitare la bellissima Segesta, con il suo tempio greco o la suggestiva Erice, dall’alto della quale si ha la visione di tutta la città di Trapani e naturalmente anche la stessa Trapani, ricca di meraviglie, tutte da scoprire.